Autenticità dei luoghi: l’esperienza di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022

Autenticità dei luoghi: l’esperienza di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022

Procida, piccola isola del Golfo di Napoli, è stata eletta Capitale Italiana della Cultura 2022. In modo simile a Matera, la cittadinanza è stata coinvolta in un percorso di co-creazione divenendo pienamente protagonista del palinsesto culturale. Una piccola isola è diventata così laboratorio culturale di felicità sociale.

In particolare nella piccola isola si sta lavorando con molta attenzione sul tema del turismo e dell’autenticità del luogo.

Uno dei 44 progetti del programma culturale dell’isola si chiama Accogliere Ad Arte Procida ed è nato con l’obiettivo di migliorare la capacità di accogliere e offrire indicazioni a cittadini e visitatori nell’anno da Capitale Italiana della Cultura, costruendo così una comunità consapevole delle proprie ricchezze e aperta verso altri luoghi, culture e persone.

Un progetto nato dall’idea di Progetto Museo, e che ha sperimentato il format già in altri territori, compresa Matera.

Il 14 giugno, proprio nel contesto di Accogliere ad Arte Procida si è tenuto l’evento “L’autenticità dei luoghi: tra fruizione e tutela”.

procida 2022 accogliere ad arte

Durante l’incontro, i cittadini procidani hanno potuto confrontarsi con l’antropologo Francesco Vietti, ricercatore presso il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Torino, e Andrea Paoletti, architetto, community developer e nostro Presidente di Netural Coop Impresa Sociale e Wonder Grottole srl Impresa Sociale.

Come conciliare le diverse aspettative di turisti e cittadini? Come costruire esperienze autentiche senza snaturare l’autenticità del luogo? Può esserci un incontro autentico tra turisti e residenti?

Queste le domande a cui si è cercato di trovare risposta.

Domande, che sanno un po’ di trabocchetto. Poiché, come sottolineato da Agostino Riitano, Direttore di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022: “L’autenticità è ciò che c’è nel presente, che ha riferimenti anche al passato e che può guardare verso il futuro, ma è qualcosa in divenire.”

Tuttavia dal dibattito moderato da Francesco Izzo, professore di strategie e management dell’innovazione Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, sono emersi molti interessanti spunti.

Il legame tra Procida e Matera, Capitale Europea della Cultura 2019

Parlando di autenticità dei luoghi e del rapporto tra abitanti e turisti, una delle tematiche emerse con forza durante l’incontro è stata quella del cittadino temporaneo, uno dei capisaldi su cui è stata sviluppata Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, il cui dossier di candidatura rappresenta forse una delle esperienze più importanti della storia recente delle politiche culturali del nostro Paese.

Nella Città dei Sassi, di fatto, si è puntato alla creazione di una nuova percezione dell’abitare i luoghi attraverso la sua comunità, perché tutti (cittadini e turisti) fossero parte attiva di un processo di rigenerazione della città e del territorio.

Un modo nuovo per guardare al fenomeno del turismo (spesso percepito come elemento sempre più invasivo e gentrificante) come parametro di una nuova socialità.

Attiviamo processi di cambiamento o il cambiamento snatura?

Tutti gli ospiti e i cittadini presenti erano d’accordo a dire che l’autenticità del luogo non va cristallizzata, bensì è fatta di sedimentazione di comportamenti, rappresenta qualcosa in continuo cambiamento.

E’ importante, per i cittadini, incontrare l’ “altro” – il visitatore, il turista, per guardarsi da punti di vista diversi, per definire e rafforzare la propria identità, aumentare la propria consapevolezza, affinché poi la comunità possa decidere cosa mostrare e come trasmetterlo agli altri.

L’autenticità come rappresentazione

L’autenticità, diceva l’antropologo Francesco Vietti, è rappresentazione. Le persone cercano l’autenticità per fuggire dal quotidiano, perché rappresenta l’antimoderno, è un’immagine, un’esperienza “non inquinata” che fa stare bene.

Quindi, aggiungeva, è come se stessimo al teatro – nel proscenio è ciò che vediamo più facilmente – è chiaro ai nostri occhi, nel dietro le quinte c’è lo spazio più intimo, quello celato ai nostri occhi, invece la comunità è come se stesse stesse sul palco – lo spazio dell’azione – dove decide come e cosa rappresentare.